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stefano reali old

La scomparsa di Stefano Reali lo scorso 9 gennaio a soli 54 anni ha lasciato il nostro rugby orfano di una grande persona. Mentre stava riuscendo a recuperare le forze da un delicato intervento al cuore, Stefano ha passato la palla.
Persona riservata, ha contribuito, senza volere mai le luci della ribalta, allo sviluppo della palla ovale cittadina a più riprese e in più ruoli. Stefano è stato un giocatore della gloriosa Rugby Prato, è uno dei fondatori del Gispi e ha promosso la nostra disciplina come educatore, dirigente, accompagnatore. Sempre vicino a suo figlio Alberto che seguiva con grande passione sui campi d’Italia. Proprio Alberto, giocatore dei Cavalieri Union Prato Sesto e atleta in Accademia Zonale U18 per due anni ci ha offerto alcuni aneddoti del padre nel suo percorso rugbistico lungo una vita. Domenica 10 aprile è il rugby pratese gli rende giustamente omaggio.

stefanoreali2Ciao Alberto, come hai iniziato a giocare?
Mio padre mi ha fatto avvicinare al rugby con un piccolo e semplice regalo. Una pallina gialla con il logo degli All Blacks. Avevo 4 anni e provavo gusto a giocarci perchè aveva una forma inusuale. Fino all’età di 9 anni però ho alternato il basket al minirugby.

Quando è scattata la passione vera?
In under 11, sempre accompagnato da mio padre, giocai il primo Torneo Topolino. L’esperienza di due giorni, le strutture della Ghirada e tutta l’atmosfera di Treviso mi convinsero che era lo sport giusto.

In che modo ti seguiva tuo padre?
E’ sempre stato accompagnatore o dirigente. In ogni forma ha sempre fatto in modo di starmi vicino anche in campo, facendo il guardalinee e dispensandomi consigli. A mio padre il rugby piaceva da matti e aveva bisogno di sentire l’odore del campo ogni domenica.

Puoi raccontarci qualche aneddoto?
Circa due anni fa ho rivisto l’attitudine da rugbista di mio padre in maniera del tutto inaspettata. Durante lo spareggio per rimanere nel campionato elite under 18, un familiare di un nostro compagno di squadra cercò di fare invasione di campo per protestare con l’arbitro. Beh, il babbo lo placcò ancora prima di entrare in campo. Abituato a vederlo come persona mite, rimasi piacevolmente divertito dallo spirito battagliero che ancora infiammava mio padre.

Stefano è stato un grande intenditore del nostro sport. Quali erano i suoi modelli di ispirazione? Senza dubbio il cosidetto French Flair, ovvero lo stile arioso e dinamico della Francia di fine anni 80 era un rugby che apprezzava. Fin da bambino mi ha sempre reso partecipe di tanti video e contenuti del rugby internazionale oltre a proporre viaggi e trasferte legate al rugby internazionale. Mio padre in generale amava il rugby ricco di competenze tecniche, giocato con eleganza piuttosto che fisicità.

Stefano era persona sempre attenta e positivamente critica alle dinamiche del rugby pratese. Cosa aspirava per il nostro movimento?
Era molto dispiaciuto del crack dei Cavalieri, ma oltre al vertice dei seniores ha sempre immaginato un rugby pratese legato fortemente al territorio e ai prodotti del vivaio giovanile. Influiva il fatto di essere mio padre, ma questo non gli impediva di confrontarsi e cercare soluzioni o migliorie per le strutture e per tutti i progetti tecnici.

Quale giocatore apprezzava di più?
Richie McCaw. Su di lui posso dire che iniziò ad apprezzarlo quando ancora non era un campione affermato, prevedendo più di 10 anni fa che sarebbe diventato una leggenda. Recentemente guardava con grande ammirazione Sonny Bill Williams perchè incarnava l’atleta perfetto con tutte le caratteristiche che gli piacevono. Grandi skills unite ad una forza straripante
.

Il più grande sogno di tuo padre?
Avrebbe voluto che facessi un’esperienza all’estero. Magari in Inghilterra unendo Università e sport per respirare al meglio l’atmosfera anglosassone. Non nascondo che sarebbe anche il mio sogno, ma adesso mi concentrerò sulla maturità e poi sulla facoltà di Ingegneria perchè anche lo studio è stato uno dei fondamenti che ho imparato nello splendido rapporto che abbiamo avuto io e mio padre.

Infine vogliamo ricordare Stefano, a due giorni dal primo Trofeo a lui dedicato con le parole di Luca Manzuoli, ex consigliere e vice Presidente Gispi, ma sopratutto grande amico di Stefano.

Vorrei cogliere quest’occasione del Torneo Denti per scrivere giusto due righe a ricordo di un carissimo amico, Stefano Reali, con il quale oltre a condividere la smisurata passione per il rugby ho avuto anche la fortuna di poter spendere dei bellissimi momenti di vacanze insieme.
Caro Stefano, ci manchi tantissimo, ed il ricordo dei momenti vissuti insieme sui campi di mezza Italia è sempre vivo nei miei occhi ogni qualvolta accompagno i nostri ragazzi ( uomini ormai, visto che hanno tutti più di 18 anni) a disputare una partita.
Ho conosciuto Stefano 10 anni fa circa, quando i nostri atleti ( bambini allora ) hanno iniziato a calcare i prati del Rugby, e da allora la nostra amicizia si è sempre più consolidata, si è allargata alle famiglie, in un crescendo di condivisione d’intenti che ci ha portati ad essere compartecipi di varie attività non solo sportive.
Ricordo con piacere tutte le battaglie che abbiamo combattuto per i nostri ragazzi nella speranza e nella certezza di poter dar loro tutte le armi possibili per esprimersi al meglio nel mondo dello sport che avevano deciso di praticare.
Una persona speciale Stefano che aveva la capacità di formulare sempre quelle domande che ti lasciavano senza risposta, ma che ti costringevano a pensare ed a riflettere con grande profondità.
Sempre presente, sempre disponibile, sarcastico, ironico ed un gran punto di riferimento nello spogliatoio per i nostri ragazzi.
Chi non l’ha conosciuto ha perso una grande occasione, a chi come me ha avuto la fortuna di conoscerlo posso dire oggi, a distanza di poco meno di tre mesi dalla sua scomparsa, di sentire profondamente la sua mancanza ed ogni volta che apro la porta di uno spogliatoio mi sembra sempre di trovarlo lì, pronto ad aspettarmi per leggere le note e discutere insieme sulla formazione, per poi incamminarsi con la bandierina in mano verso il campo ad incoraggiare e portare il suo apporto.
Ciao Stefano, io so che da lassù tu ci guardi ogni domenica e che sei, e sarai comunque sempre orgoglioso dei tuoi ragazzi.
Luca.

stefanoreali

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